Eloisa Manciati, tracce biografiche

di Loretta Fuccello
Vice presidente “Il filo di Eloisa”

“Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.”
(W.Szymborska)

“Vorrei che le parole prendessero corpo sole, solo corpo d’amore”.
Parole che escono come d’incanto dalla rivisitazione di un quaderno edito dal Centro Culturale Virginia Woolf di Roma nel 1982. Parole di Eloisa, una delle voci all’interno di un gruppo di donne partecipanti ad un seminario di lettura e scrittura guidato da Biancamaria Frabotta.
Lo scritto si intitola “Io divento misura del sapere”: è questo l’avvio insolito ad un tentativo di profilo biografico di Eloisa Manciati, forse l’unico possibile per uscire da un cerchio di aridità che date e scadenze anagrafiche, accostate freddamente, potrebbero delineare.

Nasce ad Orvieto, la città della sua mai rinnegata appartenenza, nel 1953, da genitori entrambi insegnanti, provenienti da terre di antica origine, dense di acque, di sorgenti, grondanti di storie e misteri etruschi; il padre da San Casciano dei Bagni, la madre da quella Bolsena che segnerà la sorte di vento e di acqua di Eloisa, così come il suo nome dalle risonanze allusive, un vero investimento d’amore con cui fare i conti per sempre. E’ studentessa impeccabile e precisa al Liceo Classico della sua città, si laurea in Lettere moderne presso la Sapienza di Roma, forse con un vago presagio di una carriera da insegnante, quando nel 1977 è assunta dalla Regione Umbria con contratto di formazione lavoro per archivista nell’ambito di un progetto di riordino del sistema bibliotecario.
Inizia nella sua vita un iter lavorativo complesso che la vede, nel corso degli anni, rivestire diversi ruoli nei settori culturale e sociale all’interno del Comune di Orvieto, per riportarla negli ultimi cinque anni a svolgere di nuovo quel lavoro bibliotecario degli inizi, fino al momento della sua scomparsa, il 28 giugno 2006.

A partire dalla metà degli anni Settanta Eloisa era entrata a far parte del Collettivo Femminista Orvietano che coagulava intorno a sé un nutrito e vivace gruppo di giovani donne e studentesse, intrattenendo un rapporto con le sedi romane e le riviste del movimento femminista; si portavano avanti in quegli anni a Orvieto istanze e pratiche legate all’autocoscienza, all’educazione sessuale e ai nascenti consultori, al principio dell’autodeterminazione delle donne e ai rapporti con la politica, che condussero molte a scelte separatiste.
Dagli anni Ottanta, nella nuova fase della nascita del pensiero della differenza, Eloisa è presenza assidua e soggetto vivo e creativo all’interno del Centro Culturale Virginia Woolf di Roma; entra in contatto con la Libreria delle donne di Milano, con la Comunità filosofica di donne Diotima di Verona, con le donne di Bologna e di Venezia, scandagliando la nuova realtà della relazione e della pratica politica delle donne con sguardo acuto, curiosità intellettuale e partecipazione intensissima.

Di quel tempo fertile, feconda matrice di tutta la sua storia successiva, è riuscita a portare nella sua città il meglio, sfidando reticenze, resistenze e cecità, mettendo a disposizione competenze e passioni, applicando un metodo di lavoro tenace, scrupoloso, impegnato. Si susseguono, in un rapido ripercorrere della memoria, seminari e incontri residenziali: il pensiero della differenza, il soggetto sessuato, l’ordine simbolico della madre, la relazione politica tra donne, gli incontri filosofici e letterari di Spiragli, memorabili per la qualità e l’alto profilo delle personalità coinvolte, presentazioni di riviste quali Via Dogana e Leggendaria, cicli di film, mostre, corsi di aggiornamento per insegnanti ed educatori.
Alla fine degli anni Ottanta dà vita, insieme ad alcune delle donne e amiche “storiche” del passato, ad un nuovo gruppo dal significativo nome “Punto di avvistamento”, che con alterne vicende durerà fino al primo quinquennio del Novanta: laboratori di scrittura, incontri di linguaggi e di metodologie, mutuate anche da altre associazioni come il Movimento di Cooperazione Educativa e la Società delle Storiche, conducono una compagine variegata e ricca di donne ad esperienze significative nel campo della narrazione di sé, della consapevolezza e della ricostruzione dei propri percorsi di vita, nella ricerca di una fondazione del soggetto femminile.

Per tutti gli anni Novanta, all’interno dei Servizi sociali ed educativi del Comune, si sussegue una serie di interventi nell’ambito dell’educazione permanente e della interculturalità che portano in primo piano ad Orvieto, con notevole lungimiranza e anticipazione sui tempi, problemi quali l’integrazione e la conoscenza delle altre culture; si tenta di elaborare un qualificato Progetto Giovani e una riflessione attenta sui bisogni dei bambini e delle bambine, sul rapporto con la città e il tempo libero.
Attraverso la collaborazione con associazioni educative qualificate quali l’Arci Ragazzi e il già citato Movimento di Cooperazione Educativa e l’apporto di Regione e Provincia dell’Umbria, si realizzano ad Orvieto i progetti Città in tasca e Ombelico del mondo, che vedono coinvolti giovani della città attraverso stage e corsi di formazione; è di questi anni la stimolante iniziativa dei Centri estivi per ragazzi e la realizzazione di una originale Guida della Città vista dai ragazzi, in collaborazione con le scuole elementari e medie. Nel proporre e seguire questi progetti si intrecciavano sempre in Eloisa la competenza professionale, la documentazione puntuale e attenta, il tentativo di intessere fili e reti di relazioni tra soggetti e istituzioni, la capacità progettuale ad ampio raggio e il lavoro di cura personale appassionato, in particolare nei confronti del mondo giovanile, che spesso sconfinava dai limiti e dai ruoli assegnati.

Negli ultimi anni della sua vita Eloisa ha lavorato sul piano professionale e individuale con il consueto rigore, con passione e tenacia e una competenza lungimirante alla realizzazione di un evento che accompagna la città di Orvieto da ormai sette anni: Venti Ascensionali, una residenza di arte, cultura e spettacolo, all’interno della quale ha lasciato un segno indelebile e tracciato una misura a cui rifarsi, spaziando tra rassegne di cinema, incontri e seminari di interesse straordinario, tenendo sempre alta la qualità, lo sguardo che mira lontano, lo stimolo a puntare alto.
“Così, come certi venti ci scompigliano i capelli, lei ci scompigliava le idee, affinché non fossero mai ferme e scontate. Come un benevolo uragano si spostava seguendo percorsi irregolari ed imprevedibili ma come in tutti gli Uragani, nel suo centro, nel suo “occhio”, con autorevolezza e calma regnavano la coerenza e il rigore” (dalla presentazione a Venti Ascensionali del 2006, dedicato a Eloisa).

Dobbiamo a Lei, al suo “cuore pensante” il nostro essere qui e questa assunzione di parola.

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