Una promessa di politica. Su Leggendaria recensione a “Una biografia collettiva di Eloisa Manciati”

Donne di diverse generazioni e molti uomini hanno contribuito alla biografia collettiva di Eloisa Manciati presentata a Orvieto nel maggio scorso.

di Elvira Federici, su LEGGENDARIA n. 124, pag. 47

Un evento, un’associazione, una piccola città, una storia: a poco più di dieci anni dalla scomparsa di Eloisa Manciati, femminista, cittadina di Orvieto, dipendente del Comune, promotrice culturale, bibliotecaria, il 13 maggio 2017 l’associazione Il filo di Eloisa, nata in suo nome, ha presentato una sua biografia collettiva. Si fa presto a dire biografia collettiva, come si incorrerebbe in un’ovvietà se si pensasse a una commemorazione, qualcosa che pure ha un suo fascino e sommuove sentimenti e memoria, nella tradizione altamente letteraria degli obituary.
Immaginate invece una biografia scritta a 48 mani, 24 voci – donne e uomini, da Orvieto e da altrove che hanno incontrato Eloisa ne sono stati certamente cambiati. Immaginate che ciascuna delle voci riprenda, con intonazioni, accenti, temi i più diversi, un frammento in ombra della propria vita, una fase che non avrebbe riattraversato senza “il filo” che Eloisa ha lasciato passare di mano in mano: un passaggio fino a quel momento insignificante, sullo sfondo di una biografia che prende forma nel suo farsi plurale e che si trasmette, di fatto, come un frammento dell’autobiografia di ciascuna/o. Immaginate che le diverse persone abbiano dato, senza confrontarsi, una disposizione ai racconti tale che si possa ricostruire la trama cronologica, restituire la temperie e la forza politica, ridare forza simbolica alle esperienze maturate grazie al lavoro e alla presenza di questa donna, in relazione con altre donne.
Immaginate poi le sue coetanee, le sue amiche, femministe della stagione storica e le giovani con cui lei intratteneva dal suo luogo, il settore culturale del comune di Orvieto e la Biblioteca, e con la sua forte presenza politica nella comunità cittadina, una forma maieutica di dialogo, accanto alla complicità coraggiosa e provocatoria verso la soggettività libera delle ragazze – Beatrice Spallaccia, oggi ricercatrice in studi di genere, che nel prendere la parola dichiara la sua gratitudine ad Eloisa, per ciò che ora è e fa – e, accanto a questo intreccio generazionale e genealogico di relazioni, le giovani “irriverenti e libere” come Barbara Bonomi Romagnoli, che racconta alle numerose persone convenute quali differenze e quali conflitti si siano aperti nel femminismo, nei femminismi, testimoniandone la pluralità, la ricchezza, la vitalità rispetto alle domande di questo tempo. E molti uomini, i colleghi e coetanei maschi, che raccontavano un dubbio, uno scacco, un affrontamento delle aporie cui Eloisa li sottoponeva nel confronto con l’agire politico, nella routine amministrativa e del potere, in cui mai erano stati messi in discussione in quanto attori inconsapevoli o distratti dell’ordine patriarcale. Anche i più giovani uomini hanno preso la parola, ricordando la loro interlocuzione di adolescenti nei laboratori che Eloisa organizzava, ricordandone i gesti, l’impronta di libertà e autorità per loro del tutto nuova.
Come avrebbe voluto Eloisa, se non proprio come avrebbe fatto lei, inarrivabile nella postura e nella forza della relazione, le giovani donne sono state le soggettività chiamate in causa, ascoltate come portatrici di quell’inaudito che proprio il femminismo, e il pensiero della differenza, ci ha insegnato ad ascoltare. E le giovani donne che con le meno giovani, con linguaggi ed idee davvero differenti circa il femminismo e le pratiche politiche erano là, prendendo la parola oltre ogni aspettativa. Grate e insieme libere. Interlocutrici.Tutte con gli occhi aperti su questa incerta e tumultuosa contemporaneità. Aggiungere realtà a ciò che accade, trovando le parole per dirlo, rimanere vicine a ciò che impetuosamente cambia. Questo è una promessa di politica.

L’associazione Il Filo di Eloisa, sorta nel 2007, a meno di un anno dalla scomparsa di Eloisa Manciati, ha tentato di raccoglierne il testimone, caratterizzandosi per l’attenzione alla parola, al simbolico, al pensiero, alla scrittura delle donne, valorizzata con il di più della differenza praticata nelle relazioni anche conflittuali con il potere che non è, come si potrebbe immaginare, con la maiuscola ma è proprio quello stato di immobilità, di inerzia, di pacifico tran tran ideologico e culturale che si determina in contesti, come le piccole città di provincia, dove forse i conflitti sociali sono attutiti e il pregiudizio si confonde con il comune sentire. Il Filo di Eloisa ha quindi fin dal suo nascere interpellato le donne: con concorsi di scrittura e di fotografia, con la richiesta alle più giovani di immaginare la propria genealogia. Nei dieci anni trascorsi l’associazione ha curato la pubblicazione della raccolta poetica Antologia di Ammirazione Femminile (Lieto Colle, 2009) ; i racconti ispirati a figure femminili di riferimento, Vite da Raccontare (LietoColle, 2011); i racconti legati al divenire adulte, donne, con la collaborazione di Paola Zannoner, Crescere con le storie (Iacobellieditore 2013); le narrazioni fotografiche ispirate al tema Lo Spazio Consapevole con la collaborazione di Ambra Laurenzi (Iacobellieditore 2015).

Tutti i libri, visibili più in dettaglio e con il prezzo a questo link, si possono richiedere a info@ilfilodieloisa.it o sono disponibili nelle librerie MONDATORI e VALENTE di Orvieto centro, entrambe in Corso Cavour.

 

L'articolo è stato pubblicato in Notizie, recensioni. Aggiungilo ai preferiti permalink.