Dodecapoli: epifanie quotidiane

di Ornella Cioni

dodecapoli_retro_pE’ tornata la strega poeta (La strega poeta, LietoColle, è l’ultima raccolta di poesia di Laura Ricci, pubblicata nel 2008), col suo setaccio che riesce a separare dalla sabbia e dal fango pepite d’oro, perle lucenti, rari cristalli dai bagliori cangianti. Eccola di nuovo consegnarci i suoi tesori, ma questa volta si è sdoppiata, moltiplicata in un caleidoscopio di figure di donne, in luoghi vicini e lontani, città e piazze che prendono nuova vita dallo sguardo pensoso delle protagoniste.

“La vie c’est un roman… Pur nella quotidianità, non occorrevano le crociate degli avi.”, pensa la protagonista di “Il circo”, giovane mamma, vedova, tutta dedita alla cura ascetica, semplice, minuziosa della vita a due con la sua bambina, perché l’amore di un uomo, quando è intenso come quello che ha vissuto con Nicola, può bastare per secoli. E’ nella banalità del quotidiano che ci vengono mostrate le protagoniste dei racconti di Dodecapoli. Le incontriamo come passanti sconosciute in città diverse e il loro sguardo, che interroga il mondo e la storia non meno della loro interiorità, rivela epifanie della realtà, del vivere, dell’essere. Le loro parole ci restituiscono “momenti di essere” che danno senso alla vita: “…rientrando nel giardino… La luna è alta; il viale profumato, chiaro, silenzioso”. Forse alcuni nostri rientri a casa la sera sono simili a questo, ma spesso rischiamo di dimenticarli, di buttarli via, non sappiamo includerli, come sa fare la protagonista, nel tessuto della nostra vita come ricami preziosi.

Già, perché a volte “la nota costante quotidianità” ci strige fino a soffocarci: diventa “una piccola catena di montaggio con minime variazioni”, diventa qualcosa da esorcizzare, da sconfiggere, sembra un’invasione senza sorprese, ma è un percorso disseminato di trappole, che ricominciamo a percorrere ogni giorno senza troppa convinzione. “Marta Vizzieri svegliati sì svegliati, scuotiti”, occorre allora un colpo di orgoglio come quello che trova infine Marta Vizzieri, mamma venticinquenne di due bambini amati, ma entrambi non scelti, che hanno bloccato la sua vita di studentessa universitaria in una casalinghitudine risucchiante. Ma nel corpo a corpo con la propria vita, con la banalità del quotidiano a volte basta ritrovare intelligenza e volontà, e magari anche una lavatrice con asciugatore incorporato può essere d’aiuto…

“Ah, se le canzonette ce le recensisse Roland Barthes…”. Ah, se la nostra vita riuscissimo sempre a rinarrarcela dandole senso e senza perderne la magia, come sa fare Claudia rimuginando su un vecchio piumino mentre rifà il letto. Già perché le donne di Dodecapoli hanno la capacità, esercitata con un continuo dialogo interiore, alimentata da confronti ed esperienze di una vita vissuta a viso aperto, compiendo scelte coraggiose, correndo rischi, di tenere insieme i fili della propria vita e di arrivare a improvvisi, a volte insperati momenti di sintesi. Parte dalla sostituzione di un vecchio piumino con un nuovo copriletto il flusso di coscienza inarrestabile di Claudia, tutto giocato tra il nuovo e il vecchio, ciò che si deve tenere e ciò che si deve buttare, se si parla di oggetti, ma anche della vita, perché ogni tanto è necessario destrutturare e ricostruire, con esiti improbabili, a volte imprevedibili. Come quella plumbea, lucida cupola della Loggia dei Mercanti a Brescia, che all’inizio del Novecento ha sostituito il settecentesco tetto a carena, dando una connotazione unica e peculiare all’insieme architettonico. Sì perché la mole della Loggia dei Mercanti è da sempre il punctum della piazza, ma anche riferimento esterno, punctum della dimensione politica della protagonista, con l’indelebile ricordo della strage del 28-5-1974. C’ è una dissonanza in quella cupola, è dissonante l’ombrello giallo che Claudia osserva attraversare la piazza. C’è uno iato a volte nelle nostre vite, in cui passa qualcosa di imprevisto, magari un amore, come è capitato a Claudia, “per una settimana o un anno, un mese soltanto o tutta la vita”. Non sappiamo.

Le donne di Dodecapoli, in dialogo continuo con se stesse, non rinunciano mai a confrontarsi con la storia e con la società che le circonda. Come Lorenza, che fa i conti con la storia di una generazione, quella del Sessantotto. Un evento dal quale chi ci si è trovato per ragioni anagrafiche non ha potuto non essere toccato. Un evento che poi ognuno ha vissuto dalla prospettiva in cui si è venuto a trovare, con tutti i propri distinguo, come Lorenza appunto, che era figlia di un poliziotto, che partecipava, ma con la propria testa, senza farsi travolgere degli inevitabili conformismi. Il Sessantotto ricostruito da Lorenza rende conto di come le grandi aspirazioni e le conquiste di quell’evento abbiano indelebilmente segnato la vita di tanti non protagonisti, dei tanti che con la loro partecipazione e adesione hanno però reso possibile che dopo di allora il mondo non sia stato più lo stesso. E infine in piazza dei Miracoli a Pisa, la città di Lorenza, ecco il clic, come di un’istantanea, che fa irrompere il quotidiano nella storia e riesce a ricongiungere il “nous voulons tout et tout de suite” della generazione di Lorenza e lo slancio tout de suite della sua nipotina che per la prima volta, da sola, muove i primi passi sull’erba del Campo dei Miracoli.

E’ l’amore per il viaggio, un mito generazionale con i suoi riti, quello che porta Flavia a Malta. Ma anche Flavia è una donna che ne ha fatta di strada e sa viaggiare, ama viaggiare sola. Si sa muovere, ricorda per la capacità di immergersi nel paesaggio, di osservare in modo minuzioso l’architettura e le opere d’arte, i resoconti di Simone de Beauvoir nei suoi Mémoires. Flavia ricerca l’essenza del luogo, si interroga sul senso del viaggio: cercare uno straniamento per fare il vuoto, esplorare se stessi, mettersi alla prova, cercare il senso ultimo della vita. Sempre sul filo di un continuo dialogo con se stessa interroga il luogo fino a ricongiungersi alla storia, all’universo mondo: ” Vanitas…continuava a ripetere l’onda sulla battigia…vanitas…panta rei… Come ogni vita, ogni attimo, ogni viaggio. Come il destino di tutti i popoli che, per impadronirsi dell’isola, avevano attraversato il mare”.

Sono donne che vivono quietamente come la novantaquattrenne Norma o pericolosamente come l’umbratile Chiara/Persefone, ma hanno sempre dei riferimenti forti dentro di sé, ricche soprattutto di esperienza o di cultura: le grandi mistiche, S. Caterina e S. Teresa, ma anche personaggi storici grandi o minori della loro realtà cittadina. Riferimenti che le ispirano in difficili scelte di libertà non meno della limpida capacità di osservazione di ciò che le circonda, come l’asimmetria di una piazza, che può guidare a scoprire le profonde ragioni delle asimmetrie del cuore che ci conducono a scelte difficili.

Il quotidiano, che si era presentato minaccioso nel primo racconto del testo è completamente domato nell’ultimo. Il viaggio si conclude a Menton e riconosciamo nelle sembianze di Margherita la strega poeta, la strega delle parole che ancora una volta ce l’ha fatta e ha concluso il suo libro: “Ancora una volta aveva sconfitto l’ansia del tempo quotidiano, l’agguato della banalità, della volgarità, della fretta, la sete senza misura del consumo spasmodico che non riesce più a soddisfarsi di nulla. Il suo libro era nato…”. Anche il suo viaggio è finito, ma noi siamo invitati subito a ripartire perché, ci sussurra la strega poeta, tutto è stato detto e tutto può essere ancora raccontato.

Per la profondità del loro pensiero, per lo sguardo decentrato che rivela, per il loro coraggio e la loro saggezza, alla fine della lettura non vorremmo abbandonare questi personaggi. Alcune di queste donne, di una generazione che ha cercato di “mettere al mondo il mondo”, ci sembrano già personaggi maturi per un romanzo.

Sfogliando le pagine del libro veniamo pian piano catturati dalla sottile magia delle immagini di Ambra Laurenzi. Cieli cobalto o gonfi di nuvole grigie ci ancorano nello spazio chiuso di piazze artistiche. Il libro ci suggerisce che se le interroghiamo sanno sussurrarci risposte con la loro magica bellezza o, con dettagli inosservati, sanno indicarci impreviste vie di fuga.

(Laura Ricci, DODECAPOLI, dodoci racconti con fotografie di Ambra Laurenzi, LietoColle).
www.dodecapoli.it

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