Si svolgerà a Orvieto mercoledì 4 maggio 2011, alle ore 17 presso la Sala del Governatore di Palazzo dei Sette e con la collaborazione della Giunta regionale dell’Umbria, l’incontro “Donne e politica. Lo stato della rappresentanza femminile e la necessità del Governare delle donne”. Si tratta del quinto e ultimo appuntamento del progetto “Per una cittadinanza attiva delle donne”, ideato e organizzato dall’associazione “Il filo di Eloisa – Associazione culturale Eloisa Manciati” all’interno del bandi della progettazione sociale del Cesvol di Terni.
L’iniziativa intende mettere a confronto esperienze e testimonianze di donne che praticano o hanno a cuore la politica e di amministratrici dell’ambito regionale, provinciale e comunale con un dibattito autorevole sullo stato della rappresentanza femminile nel nostro Paese. Dibattito per cui sono stabiliti gli interventi della Governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini e delle teoriche del pensiero e della pratica politica delle donne Alessandra Bocchetti, tra l’altro consulente del Tavolo delle Pari Opportunità avviato dalla Governatrice Marini, e Marina Terragni, quest’ultima portatrice delle nuove esperienze milanesi intorno al gruppo “Tavolo Zero”: esperienze che sono all’attenzione di tutto il territorio nazionale, sia per la risonanza e l’influenza che le discussioni all’interno della Libreria delle Donne di Milano hanno da sempre prodotto nell’elaborazione del pensiero politico delle donne, sia in vista degli esiti delle imminenti elezioni amministrative in vari territori italiani, tra cui Milano. Coordinerà l’incontro Laura Ricci, del Direttivo dell’associazione “Il filo di Eloisa”, giornalista e scrittrice, direttora del quotidiano online www.orvietonews.it.
Acrobatiche, funambole, futuriste, equilibriste, velociste, sante che fanno miracoli. Così negli ultimi suoi interventi Alessandra Bocchetti, una delle voci più autorevoli del movimento femminista italiano degli anni Ottanta e Novanta e oggi prepotentemente tornata alla ribalta, definisce, in questi nostri tempi, le donne italiane, al cinquantaquattresimo posto nel mondo e al ventiquattresimo in Europa, quanto a presenza femminile in Parlamento, secondo i dati del recente rapporto “Le donne nelle istituzioni rappresentative dell’Italia Repubblicana”. Così le hanno ridotte, a suo dire, quei governi, di destra e precedentemente di sinistra, che da vario tempo tagliano sempre laddove un paese civile dovrebbe investire: tagli alla scuola, all’assistenza, alla ricerca, alle politiche di sostegno alle famiglie, a quelle di conciliazione.
Nella penuria, se non nel vuoto di servizi e di strutture di sostegno, alle prese con una scuola che sta andando in rovina, con i tempi e i modi della politica spesso proibitivi per la partecipazione femminile, le donne si trovano a fare i conti in perdita anche con l’organizzazione della città, con i suoi tempi e i suoi orari, con la progettazione delle case e dei quartieri dove vivere. E d’altro canto, proprio perché la vita si fa sempre più impossibile per le donne italiane – che fanalino di coda quanto a rappresentanza sono tuttavia tra quelle che, secondo le statistiche, lavorano più ore giornaliere al mondo – siamo arrivate al punto che non ci sono più scappatoie, che ci si dovrà porre, ineludibile, il problema del governo di questa società.
Siamo al punto, secondo Bocchetti, che alle donne non resta che governare; che, troppo poche nei luoghi delle istituzioni, assenti o scarse nei consigli di amministrazione e nei punti decisionali, le donne si assumano in proprio la responsabilità della loro urgente, necessaria presenza negli organismi di governo se vogliono rendere più umana la loro esistenza.
Ma per fare questo bisogna abbandonare l’idea che il governare sia un’azione neutrale, bisogna agire politicamente quello che abbiamo sempre saputo a partire dall’esperienza: che uomini e donne non sono uguali, che sono differenti – per corpo, per esperienza, per storia – e che nessun uomo può rappresentare una donna. Senza cadere nei tranelli del nuovo luogo comune della cosiddetta “eccellenza femminile”, restando ancorate al proprio diritto ad essere umane, al diritto a una vita possibile e dignitosa, secondo Bocchetti è più che mai ora, per le donne, di portare a termine una rivoluzione incompiuta e di mettere, anche in politica, più decisamente “le mani in pasta”. Con la coscienza di avere le mani piene, di avere qualcosa da offrire piuttosto che qualcosa da chiedere. L’obiettivo, in una società fatta di uomini e di donne, quello di costruire un equilibrio di rappresentanza vero, demandato non alle liste elettorali ma all’atto concreto del governare. Una rappresentanza effettiva che non può essere donata ma che va conquistata, un impegno che le donne che ne hanno il desiderio si devono assumere non solo per ambizione, ma soprattutto per necessità.
Accanto a Alessandra Bocchetti, come espressione di una nuova generazione del femminismo italiano, Marina Terragni, blogger, giornalista, scrittrice, molto attiva nella vita politica milanese degli ultimi mesi, che illustrerà, a pochi giorni dalle elezioni amministrative di Milano, l’esperienza in corso di Tavolo Zero e della politica del doppio sguardo. Un’esperienza che aggiunge, alla convinzione del fertile e utile terreno creato dalla consapevolezza della differenza, la fiducia nella pratica, altrettanto ineludibile, della relazione.
La pratica di Tavolo Zero è infatti quella di svolgere un ruolo di mediazione: suscitando, rivelando, autorizzando, accompagnando il desiderio di donne e di uomini che vogliano avventurarsi nella rappresentanza con la prospettiva di quel doppio sguardo di cui la politica istituzionale e dei partiti sembra al momento essere priva; cercando le necessarie mediazioni con quella politica ma mantenendo il baricentro all’esterno, nella vita e nelle relazioni reali. Una pratica che mira ad andare ben oltre il momento elettorale, con l’ambizione di consolidare il Tavolo Zero come un luogo politico a cui fare riferimento costante, una volta assunti eventuali incarichi, per non omologarsi e scomparire nella politica tradizionale. Un luogo che possa dare forza e autorità alla politica del doppio sguardo che di fatto già esiste, e che chiede di avere esistenza simbolica degna, ovvero di essere nominata come politica e di agire ovunque, anche nel governo delle città. Un luogo in cui possano nascere e essere valorizzate pratiche nuove, nel tentativo di rendere attiva e operativa una relazione basata su una ormai irrinunciabile consapevolezza di appartenenza di genere, punto ineludibile della pratica politica delle donne, che operino fuori o dentro le istituzioni. Altro elemento fondamentale è che le donne lavorino insieme per costruire di fatto ciò che nessuno, a loro, regala, ciò che devono contribuire a far esistere e che non si devono più accontentare di chiedere.
“Non è facile per le donne districarsi ed avere un’autonomia di pensiero dentro una rigida macchina istituzionale – si afferma nel documento fondativo di Tavolo Zero -: per questa ragione il nostro intento è di aprire un confronto tra i movimenti delle donne e le donne che lavorano nella politica istituzionale. Le donne non sono una ‘questione’, né un problema sociale, né una minoranza da tutelare, ma la maggioranza della popolazione italiana. Se vi è una ‘questione’ nel nostro Paese è quella di una ‘politica’ caparbiamente maschile e perciò parziale, oltre che sempre più scadente, a fronte di una società sempre più femminile. Privata dello sguardo femminile, la politica è stata invasa da quello maschile, ed è proprio questo a renderla scadente e inefficace.
Ma anche a sinistra la soluzione che viene immaginata – e poi raramente praticata – è l’inclusione delle donne: un invito a entrare in questa politica e a starci, così com’è (presupposti, logiche, dispositivi, modalità di funzionamento). Doppio sguardo non è semplicemente includere le donne in un meccanismo che resta maschile, questo significherebbe mantenere un dispositivo di potere maschile sul mondo. Doppio sguardo è ricondurre la politica al due, numero minimo dell’umano. E il primo due è maschile e femminile. Essere donne o uomini non è uguale. La politica del doppio sguardo mette al centro la differenza e la relazione”.
E la nostra Umbria, a che punto è rispetto a questi nuovi fermenti, e come si pone? Ne parlerà la Presidente della Regione, Catiuscia Marini, da sempre interessata e attiva nelle politiche della parità di genere. La Governatrice dell’Umbria, che esercita direttamente le competenze relative alle politiche delle Pari Opportunità, ha a suo tempo affermato di voler costituire una struttura efficace a carattere orizzontale che, partendo da quanto finora realizzato, consenta di fare un ulteriore passo avanti nell’attuazione di politiche rivolte alle donne, coinvolgendo anche altri soggetti pubblici per mettere in rete le esperienze finora maturate e per costruire azioni future. Indipendenza economica, occupazione femminile secondo l’obiettivo stabilito dal Consiglio di Lisbona, miglioramento della conciliazione tra la vita lavorativa e la vita privata delle donne, partecipazione equilibrata di uomini e donne nei luoghi decisionali, lotta alla violenza di genere, eliminazione degli stereotipi di genere a partire dall’educazione e dalla cultura, promozione della parità di genere in modo orizzontale su tutte le politiche da attuare, utilizzando anche gli strumenti di programmazione europea: questi i principali obiettivi del tavolo istituito. Sugli interessanti temi, oltre che come relatrice della progettualità concreta di una delle poche donne di Governo presenti nelle istituzioni del Paese, la Presidente Marini sarà invitata a offrire e a condividere il suo punto di vista come donna di lunga e multiforme esperienza politica e di particolare cultura e sensibilità.