Venti Ascensionali… o delle passioni. La Passione secondo Eloisa

di Laura Ricci
Pubblicato su “Il manifesto” del 15 settembre 2006

magritteNon un vento opprimente, a basso vortice per scaricare pioggia, ma venti buoni, tesi a scoprire le vette dell’azzurro, il cammino mai sazio dell’immenso. Il vento, quando è buono, spazza e scompiglia, insinua aria dappertutto, straccia le nubi verso l’alto. Con questo spirito nasceva cinque anni fa ad Orvieto la colma movimentata sperimentazione di “Venti Ascensionali”, che ha nella Sala teatrale del Carmine il suo fulcro: agitare grandi persino arditi temi nella calma troppo ovattata della provincia, scuoterla con uno sguardo interrogativo sul mondo, penetrarla con l’ambizione di incidere.

Negli anni questa vera e propria sfida dell’eccesso culturale ha centrato il suo obiettivo: inizialmente oggetto della cautela di solito riservata alle utopie stravaganti, si è conquistata nel tempo la fedeltà e l’apprezzamento di un pubblico non solo cittadino – colto, curioso, aperto, impegnato – che dei concitati mesi della manifestazione non saprebbe più fare a meno.
Dal 23 settembre al 27 gennaio, per la loro sesta edizione i “Venti Ascensionali” agiteranno ancora una volta Orvieto. Teatro, danza, concerti, mostre, video, corti, letture, presentazioni di libri, incontri, dibattiti si succederanno, a ritmo incalzante, nei principali luoghi di relazione della città: filo rosso dei vari eventi la Passione, parola chiave con cui l’edizione 2006 confeziona il bel patchwork del programma, reperibile nel suo opulento dettaglio su www.ventiascensionali.org; cuore irrorante del sistema Eloisa Manciati, alla cui “assenza” la manifestazione è dedicata.

La chiave di senso della Passione, nel chiaro segno del mondo messo al mondo da Diotima, dopo l’edizione sul Desiderio dello scorso anno l’avevamo scelta dietro suo suggerimento, mai sospettando che l’intensa passione che da sempre la infiammava sarebbe in breve giunta per lei, nel suo molteplice significare, fino all’estrema soglia del patimento. Del resto tutto era cominciato molti anni fa, con la sua guida e sulla traccia della differenza femminile, da questa stessa accezione: quando, muovendo dall’inaudita necessità di Clarice Lispector, eravamo partite alla ricerca di noi stesse patendo, meno grandiosamente ma proprio come G.H., ognuna per la perdita della propria terza ingannevole gamba.

Scomparsa a fine giugno Eloisa non è più tra noi; sembra impossibile essere riuscite/i a mettere insieme, senza il competente benevolo uragano del suo pensare e del suo fare, questa edizione nata, come sempre ma senza lei diversamente, dalla forza relazionale di molte persone. I nostri Venti scompiglieranno abbastanza, saranno “abbastanza”? Lei era creatura dell’eccesso… Soffieranno così forte da smuovere quanto è fermo e scontato? Saremo all’altezza? Perché lei, del prezioso uragano che sfalda spezza moltiplica il pensiero unico, era il centro, l’occhio vigile e coerente. Proveremo, riusciremo: perché del suo pathos, della sua tensione intellettuale e umana ci siamo nutrite/nutriti. Come ci siamo nutriti/nutrite dei suoi dolci e dei suoi pani: elemento materico, cibo burroso e goloso, nell’alterna tensione volto all’indulgenza della carne, al perpetuo pendolo tra noi e l’ “altro”, tra terra e cielo.

Lieve e mutevole, semplice e nobile, austera e mistica; passione, eccesso, critico entusiasmo; la chioma di rame dell’infrazione, lo smeraldo limpido della mente; per la lucida rigorosa visione della schiera delle “imperdonabili”, senza mezzi termini troppo amata o malamata, Eloia Manciati ha diffuso a Orvieto la conoscenza del meglio del pensiero e della pratica politica, soprattutto femminile, degli ultimi trenta anni. Nei suoi ruoli di lavoro – all’Ufficio Cultura del Comune, in Biblioteca – ma non solo, prodigandosi con generosa competenza ha fatto dono alla città, a partire dal pensiero della differenza sessuale, di teorie, libri e persone – soprattutto donne – di raro insostituibile spessore, ha trasmesso a generazioni diverse la consapevole necessità di un preciso ordine simbolico.

A cominciare dai pieghevoli di certi primi “Spiragli” – incontri con le autrici che preannunciavano successivi, più decisi Venti – le sue tracce, i suoi appunti biglietti cataloghi fotocopie, le sue spiegazzate bibliografie domestiche, spuntano qua e là dai miei scaffali e dai miei libri. Sono certa che è il privilegio delle molte, di ogni età, su cui ha posato lo sguardo; sono certa che il suo soffio spirerà in ogni fessura dei nostri Ascensionali Venti.

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