Da Louisa May Alcott a Marina Giovannelli: variazioni sulla sorellanza

di Ornella Cioni

Dopo l’inaugurazione formale della “Sala Eloisa Manciati – femminismi, genere, differenza”, presso la Biblioteca Pubblica Luigi Fumi di Orvieto, avvenuta il 23 novembre scorso, l’ Associazione Il Filo di Eloisa ha voluto che questa sede prendesse vera vita diventando il luogo di svolgimento di un’attività laboratoriale, “Le piccole donne ritornano”, dedicata alla saga delle Piccole donne di Louisa May Alcott. Il lavoro, a cura di Loretta Fuccello, è iniziato il 10 aprile ed è proseguito l’8 e il 16 maggio in incontri laboratoriali e si concluderà il prossimo mercoledì, 22 maggio, con la proiezione del film Piccole donne nell’edizione del 1949 con Elisabeth Taylor e June Allyson, proiezione a cura di Valentino Saccà.

Gli incontri si sono svolti nell’accogliente saletta in maniera informale ma impegnata, in un clima colloquiale tra la curatrice e le partecipanti; atmosfera che ha stimolato anche la produzione di alcuni scritti che saranno pubblicati sul sito del Filo di Eloisa, anche se ciò renderà conto solo parzialemente dei molti stimoli che sono partiti dagli incontri.

Nel primo appuntamento, con finalità introduttiva, si è parlato della interessante vicenda biografica dell’autrice (1832 Germantown, Filadelfia- 1888 Boston) , profondamente segnata dall’adesione del padre alla causa del trascendentalismo ( scuola di pensiero che in opposizione al materialismo illuministico si ispira a un idealismo panteistico e romantico). Figura non meno significativa quella della madre, tutta tesa concretamente a compensare le falle dell’economia domestica, pur cercando di non contrastare troppo il marito.

La maggior parte dei biografi di Louisa May Alcott sono concordi nel rilevare effettive corrispondenze tra la vita dell’autrice e delle sue tre sorelle con quella delle sorelle March della saga e sono stati indicati precisi parallelismi; anche per la figura della madre e, in senso molto più lato e complesso, per la figura del padre si colgono riferimenti significativi nella saga. Come le sorelle March le quattro Alcott fin da giovani ricopriranno varie mansioni: governante, insegnante, sarta, aiutante. Le sorelle non furono estranee al coltivare esperienze teatrali e artistiche e se Luisa si dedicherà poi alla scrittura, la sorella May otterrà una certa notorietà come pittrice. Per quanto riguarda l’ambiente in cui crebbero le quattro Alcott, certamente importante fu l’amicizia della famiglia con Emerson e Thoreau, teorici del trascendentalismo, nonché la frequentazione di Margaret Fuller, la sfortunata scrittrice e giornalista americana che nella sua vita lottò anche in Italia al fianco di Mazzini e Cristina di Belgiojoso nella Repubblica Romana e di ritorno dall’Italia poi perì tragicamente in un naufragio al largo di New York insieme al figlioletto e al marito italiano.

Nel secondo e terzo incontro, Piccole donne e Le piccole donne crescono sono stati successivamente analizzati mettendo in evidenza i molti temi e l’impianto pedagogico molto robusto e improntato a un modello di individualismo nel senso migliore del termine, fondato sul senso di responsabilità verso le proprie potenzialità da sviluppare e verso gli altri. Nella vita delle ragazze March si promuove da parte della famiglia una notevole libertà di comportamento e di espressione, condotte tuttavia nel solco di ciò che è ritenuto fondamentale: la fede nella volontà e provvidenzialità trascendente, la moderazione, la carità, ma anche una virtù tenuta in grande considerazione nella società di Concord in cui vissero le Alcott: la laboriosità. All’operosità si affianca la letizia che si esprime nel canto e nella musica, il cui esercizio si dimostra efficace alla liberazione dei sentimenti, alla tenuta del legame solidale , oltre che alla coltivazione della sensibilità estetica. La solidarietà interna al gruppo fu una caratteristica reale e costante anche nel gruppo delle Alcott, che la esercitarono tra loro in molti modi per tutta la vita, fino alla vicenda biografica di Louisa che adottò la nipote Lulù dopo la morte della sorella May per febbri puerperali.

Ciò che rende coesi i gruppi March-Alcott è la consapevolezza della forza della sisterhood, la sorellanza, cioè la solidarietà e la cura reciproche che rendono efficace la relazione. Veri e propri romanzi di formazione i quattro libri della saga mostrano caratteri complessi e risposte altrettanto complesse alle prove della vita che mette ciascuna delle personagge di fronte all’elaborazione delle proprie inclinazioni, delle proprie aspirazioni, dei propri sogni e sentimenti che in ciascuna deve trovare poi una mediazione con la realtà della vita, ciò che significa proprio fare i conti con la crescita e la maturazione.

Forte impianto pedagogico anche negli altri due libri della saga, Piccoli uomini e I figli di Jo, con messaggi che li rendono così diversi da altri libri per ragazzi, in particolare gli italiani come Pinocchio, Cuore e Il giornalino di Giamburrasca. Gli ideali di una genitorialità allargata, dell’accoglienza in generale e dell’accettazione delle differenze (non dimentichiamoci che Amos Bronson Alcott, padre si Louisa, nel 1839 dovette chiudere la Temple School di Boston, da lui fondata, per le reazioni suscitate dal fatto che vi fosse stato accolto un bambino di colore) che informano la scuola di Plumfield, fondata da Jo, ora signora Baher e dal professor Friedrich Baher, pervadono di sé i due ultimi libri. Così come emerge il grande lavorio di mediazione tra sé stessa e la vita che ha operato Jo, sia rispetto al tema del sogno d’amore che rispetto alle proprie aspirazioni di scrittrice, portate avanti con l’andamento carsico delle donne e coniugandole con l’assunzione di un ruolo di docente e di educatrice nella scuola di Plumfield.

Impossibile rendere conto di tutti i temi toccati negli incontri, ma in questo periodo per me è stato interessante affiancare a questa attività la lettura di un prezioso piccolo libro che voglio segnalare: Marina Giovannelli, Variazioni sulle sorelle, Iacobelli 2017.
Marina Giovannelli, scrittrice e poeta, ci mostra un ampio campionario di sorelle. Parte da sé stessa per parlare di altre famose scrittrici e delle loro sorelle, come Simone de Beauvoir e Poupette, Emily e Lavinia Dickinson, Jane e Cassandra Austen, Virginia Woolf e Vanessa Bell, ovvero le sorelle Stephen, Marina e Anastasija Cvetaeva, dai cui rapporti mette in evidenza che le relazioni tra sorelle sono state tanto più stabili quanto più i ruoli sono stati differenti e definiti. Ma è forse quando i ruoli non sono così ben definiti che a volte, come nel caso della stessa Giovanelli o di Antonia Byatt, c’è un profondo, anche se taciuto, bisogno d’amore che spinge a ricercare nella propria storia familiare “per collocare momenti della vita nel loro ‘giusto’ posto, dar loro il valore che hanno (o che non hanno), cercare le ragioni dei comportamenti, in altre parole rendere l’origine meno oscura.”

Giovanelli ci parla poi delle sorelle mitiche (le Arpie, le Moire, le Grazie, le Gorgoni, Clitennestra e Elena, Antigone e Ismene e molte altre), che nella complessità del mito adombrano una grande varietà di relazioni nelle coppie di sorelle.
C’è poi un bel capitolo dedicato alle “Intramontabili” ossia al binomio Alcott- March della saga Piccole donne, in cui l’autrice ci intrattiene anche su alcuni testi più recenti ispirati dalle intramontabili March.
Ancora, “Le figlie sagge” di Angela Carter: due sorelle, il doppio che si rinforza reciprocamente. O al contrario “La pazza di casa” di Rosa Montero sull’incapacità di comprendersi e sull’interrogarsi se il fattore biologico di essere sorelle può bastare a promuovere sentimenti esclusivamente positivi.
L’illuminante postfazione di Helen Brunner ci consegna il senso più riposto di questo lavoro, concepito come una partitura musicale in cui le “variazioni” quindi declinano in modo diverso un’idea musicale così come relazioni, dinamiche, ambiguità tra sorelle si declinano in modo diverso in ogni situazione, nonostante i vari rapporti sembrino apparentemente simili. “Variazioni, quindi”.

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