Lettera di una staffetta partigiana ad una quattordicenne di oggi.

di Ornella Cioni

marisa_ombraDi lasciare una “eredità in vita”, una “eredità senza testamento”, come la chiamarono, le donne degli anni Settanta si resero presto conto. Ebbero forte la consapevolezza delle preziose conquiste che lasciavano alla generazione che le seguiva e nello stesso tempo sentirono forte il desiderio che se ne appropriassero a pieno titolo, perché ogni generazione di donne che lottava non dovesse ricominciare da zero.

E’ stato con un moto di sconcerto e poi quasi di orrore che alcuni anni fa si è assistito al manifestarsi in modo sfacciato di una mutazione, per cui giovani donne usavano parole chiave del Femminismo, come “Il corpo è mio e lo gestisco io”, ribaltandone e stravolgendone completamente il senso. Prima che l’indignazione esplodesse e che un numero inaspettato di donne desse un evidente segno di ribellione verso un progetto politico che aveva ideato e pilotato tale cambiamento culturale, nella manifestazione del 13 febbraio 2011 “Se non ora quando”, già diverse pensatrici avevano iniziato ad analizzare il fenomeno e alcune a fare la scelta di rivolgersi direttamente e innanzitutto alle giovani. Nel 2010 Vittoria Franco pubblicava “Care ragazze”( ed.Donzelli), in cui indicava non solo una possibile prospettiva di impegno politico, ma in modo agile ed efficace ricordava le principali conquiste delle lotte delle donne e, con un’ implacabile sequenza di date, il breve spazio temporale che separa noi donne dal baratro della non cittadinanza in cui abbiamo vissuto fino a poco fa.

“Libere sempre. Una ragazza della Resistenza a una ragazza di oggi”, Einaudi 2012, è una lunga lettera che Marisa Ombra, già staffetta partigiana, funzionaria dell’UDI, presidente di “Noi donne”, oggi ottantasettenne, scrive a un’amica quattordicenne. La sua appassionata riflessione parte proprio dallo sconcerto per ciò che è cambiato nell’immagine delle donne che dagli anni Ottanta in poi è stata veicolata dai media e che in tempi recenti sembra essere stata accolta e fatta propria da molte giovani. Scrive “partendo da sé”, dalla sua storia di quattordicenne del 1939, vittima dell’anoressia e poi via via svolgendo la propria riflessione insieme ai ricordi. Ricordi che non vuole far diventare rievocazione storica, perché devono avere l’efficacia e l’agilità del discorso diretto. Ma spesso hanno comunque il fascino dell’esperienza vissuta e narrata e la forza che trasmette la parola viva di un’adulta che si assume la responsabilità di rivolgersi a una giovane. Marisa Ombra interroga il mondo di oggi, interroga se stessa e la propria esperienza per capire, ancora prima che per educare. Senza moralismi offre il frutto della propria riflessione e ricerca, le due parole chiave che, in uno sforzo di distacco e di equilibrio, hanno costituito i “fondamentali” della sua vita: “Le due parole sono libertà e responsabilità. Potrei aggiungere dignità, ma penso che sia incorporato nelle prime due. Che ne sia una conseguenza”.

L’autrice espone la propria conclusione nelle ultime pagine del libro, dove per lo stile stesso del suo scritto non può intrattenersi oltre, ma lei stessa avverte la sua giovane interlocutrice che, detto così, il discorso potrebbe apparire astratto e che per dare maggiore concretezza dovrebbe raccontare molte storie di vario tipo. In un altro passo del libro aveva espresso un desiderio: “Vorrei saper raccontare il cammino delle donne negli ultimi sessant’anni come un grande affresco, con molti personaggi, situazioni, idee e contro idee, vittorie e sconfitte. Grandi folle di donne, tutte diverse l’una dall’altra, che davano di sé un’immagine di festosa compattezza.” E di questo affresco abbozza alcune belle pennellate nella prima parte del testo.

Marisa Ombra è una testimone straordinaria, che ha vissuto gli anni della Resistenza e i passaggi dalle lotte per l’emancipazione degli anni ’50 al Femminismo degli anni ’70 e 80. Nel 2009 è uscito un suo libro “La bella politica”, ed SEB27, che rievoca in parte quei passaggi. Ci piacerebbe che Marisa Ombra continuasse a ricordare e a raccontare le tante storie che ha vissuto e che conosce perché, come abbiamo imparato, niente come le storie cura la vita. (Marisa Ombra, Libere sempre, ed.Einaudi, 2012, € 10.00).

L'articolo è stato pubblicato in recensioni. Aggiungilo ai preferiti permalink.